“Sospensioni” a Sestriere

di Simone Perolari

“Sospensioni”, la mostra fotografica promossa da Cipra Italia nell’ambito del Programma Torino e le Alpi, è stata trasferita a Sestriere dall’8 febbraio al 13 marzo scorsi prima di essere trasportata presso il Palazzo delle Feste di Bardonecchia dove sarà visitabile dal 19 marzo al 10 aprile.

Si tratta della descrizione artistica di un territorio attraverso gli obiettivi di Laura Cantarella, Antonio La Grotta e Simone Perolari, fotografi torinesi che hanno percorso la Valsusa in lungo, in largo, in alto e in basso nel corso dell’estate scorsa immortalando paesaggi, persone e luoghi in grado di restituire un’immagine contemporanea della valle.

Per capire meglio come la mostra è stata percepita nel Comune più alto d’Italia, abbiamo intervistato il sindaco di Sestriere, Valter Marin a proposito dell’immagine veicolata dalle fotografie.

Qual è stata la sua prima reazione dopo aver visitato la mostra?

«Ho partecipato all’inaugurazione a Torino e ho immediatamente pensato che, in valle, avremmo dovuto titolarla “Riflessioni” per il tipo di pensieri che quelle foto sono in grado di stimolare. A noi che viviamo e lavoriamo in Valsusa, che ne amministriamo il territorio, non possono che sorgere degli interrogativi su cos’è oggi la Val di Susa. Penso ai paesaggi naturali incontaminati e alle foto desolanti del ghiacciaio del Someiller ormai quasi del tutto scomparso a causa dei cambiamenti climatici. E penso alle rappresentazioni degli impianti sportivi immortalati nella stagione di riposo. Cosa dobbiamo ripensare del nostro modello di sviluppo? Stiamo andando nella direzione giusta?»

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Il sindaco di Sestriere Valter Marin

Molte immagini restituiscono un’immagine piuttosto impietosa della Valle, come recepisce questo messaggio?

«Il tema della riflessione riguarda specificamente quegli aspetti della mostra. Innanzitutto mi sento di dire che la montagna ha varie sfaccettature e che non c’è un modello unico di rappresentazione di un territorio ampio e complesso come le Alpi. Le foto sono state scattate al di fuori della stagione turistica. Ma le nostre valli hanno 3 vite, non solo quella che mi piace definire il periodo del riposo. Nei mesi invernali, da dicembre ad aprile, l’Alta Val di Susa diventa la sede di un’attività in tutto e per tutto industriale, non delocalizzabile, che genera 6000 posti di lavoro in un’area con 4000 abitanti. Nei mesi di luglio e agosto si trasforma in un paradiso di natura da godere in tutta calma e serenità. Per i restanti 5 mesi dell’anno, tutto questo meccanismo complesso ha bisogno di fermarsi e garantire riposo a coloro che vi lavorano così intensamente durante l’anno. In certi casi c’è un po’ di disattenzione verso l’ambiente e verso chi si spinge da noi nei periodi non canonici: bisogna ammetterlo».

Quali risposte si possono dare alle riflessioni sollevate dalla mostra?

«Stiamo cercando una nuova identità e stiamo perseguendo nuovi modelli di sviluppo dell’area. Certamente non possiamo prescindere dall’industria dello sci che esiste ed è vitale. A parte questo disgraziato inverno in corso, ospitiamo prevalentemente turisti stranieri, che allungano la durata delle loro vacanze e lasciano importanti risorse economiche sul territorio. Dobbiamo capire quali saranno le prospettive future per anticipare i cambiamenti; ma a partire dall’ampio patrimonio che abbiamo e che dobbiamo ulteriormente valorizzare».

Simone Bobbio

Per saperne di più: leggi l’articolo dedicato del curatore Antonio De Rossi oppure scarica la locandina della mostra.

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