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Migranti in bassa Valle di Susa

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Strutturare l’accoglienza dei migranti forzati in bassa Valle di Susa attraverso la formazione a giovani rifugiati e residenti disoccupati. Per arrivare alla costituzione di una Banca delle competenze della Val di Susa. Il resoconto del lavoro di una delle équipe vincitrici del bando di ricerca «Torino e le Alpi».

Francesco Tarantino, Fabrizio Floris e Valentina Grosso Goncalves (guarda l’elevator pitch dell’équipe Torino e le Alpi che sta lavorando al progetto) decidono di impegnarsi in un argomento di nicchia, un ambito del quale, fino a pochi mesi fa, si occupavano solo pochi addetti ai lavori: l’accoglienza dei migranti forzati, o richiedenti asilo, nelle valli alpine piemontesi. Partecipano al Bando di ricerca «Torino e le Alpi» della Compagnia di San Paolo, lo vincono e immediatamente scoppia il caso mediatico: è “emergenza profughi”.

Secondo l’Agenzia europea Frontex sono stati più di 500 mila i migranti accalcati alla frontiera europea nei primi otto mesi del 2015, 88 mila verso le isole greche nel solo mese di agosto, un numero 11 volte superiore rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, e ben 13 mila verso l’Italia, il doppio rispetto allo scorso anno. Nonostante l’emergenza, l’Italia nei primi otto mesi del 2015 ha accolto appena 2 mila immigrati in più rispetto allo stesso periodo del 2014: 114.285 contro i 112.205 (fonte Eurostat/Ministero dell’Interno). Tanto basta a mettere in crisi il debole modello di accoglienza del nostro paese e prefetti e regioni si trovano ad affrontare “l’accoglienza straordinaria” cominciando a interrogarsi sulla possibilità di smistare gli asilanti anche nei territori marginali, valli alpine comprese. È così che l’accoglienza nelle valli alpine da argomento di nicchia salta agli onori della cronaca, e migliaia di cittadini, centinaia di valligiani e decine di amministratori locali si trovano a doversi confrontare con il tema dei richiedenti asilo.

«L’accoglienza dei migranti forzati in Italia rappresenta un tema centrale, complesso e urgente – spiega Francesco Tarantino, ricercatore presso il Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione Fieri –. Per questo motivo abbiamo pensato a uno studio di fattibilità partecipato sul territorio per sviluppare soluzioni di community welfare nel settore dell’accoglienza a richiedenti asilo e rifugiati in bassa Valle di Susa». Il gruppo di studiosi ha realizzato quattro tavoli presso il Comune di Avigliana coinvolgendo una trentina di soggetti tra sindaci, operatori, associazioni e cittadini interessati. I rappresentanti di una serie di comuni della bassa valle come Avigliana, Almese, Vaie, Caprie, una serie di associazioni come Liberi tutti, Cooperativa Orso, il Leone Rosso e tanti altri attori locali, si sono riuniti intorno a un tavolo con la volontà di creare un network, il primo coordinamento in assoluto realizzato in Valle di Susa sul tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo.

«Con i partecipanti ai tavoli abbiamo deciso di lavorare sulla formazione di giovani rifugiati e residenti disoccupati per arrivare alla costituzione di una Banca delle competenze della Val di Susa». L’occupazione infatti risulta un tema emblematico nel processo di accoglienza e integrazione di migranti forzati. E’ un argomento fondamentale anche per i residenti disoccupati, soprattutto i giovani che stentano sempre più a entrare nel mondo del lavoro. Sono gli stessi interessati a essere coinvolti nella formazione: richiedenti asilo, giovani disoccupati, ma anche anziani pensionati e cittadini interessati. «Rifugiati e residenti mettono a disposizione le loro competenze per creare dei moduli formativi itineranti sul territorio – spiega il ricercatore – insegnando cose molto pratiche per l’avviamento al lavoro».

Il coordinamento ha inoltre progettato la costruzione di una piattaforma on line per l’incontro tra domanda-offerta di formazione e l’utilizzo di un pulmino per la formazione itinerante che possa portare il servizio nelle piazze, nei mercati e per le strade in modo da dargli visibilità sul territorio. «Infine con i partecipanti agli incontri – conclude Francesco Tarantino – abbiamo lavorato alla creazione di una Carta di intenti per garantire degli standard qualitativi di accoglienza da condividere tra i soggetti impegnati in valle». Per dare uniformità a un processo territoriale di accoglienza che in Valle di Susa muove i primi passi.

Maurizio Dematteis

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Un commento su “Migranti in bassa Valle di Susa

  1. Gentilissimi, è con divertita sorpresa (e con un pizzico di orgoglio) che ho trovato sul vostro bellissimo sito la foto che mi ritrae con l’allora Sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi, con due suoi Assessori e con Il Direttore del CINFORMI, Pierluigi La Spada, insieme ad un gruppo di richiedenti asilo accolti dalla Provincia autonoma di Trento! La foto documenta il progetto di coinvolgimento dei giovani in attesa di riconoscimento dello status di rifugiato, in attività di utilità sociale, che affiancano le quotidiane attività di formazione linguistica e culturale svolte dai ragazzi presso i centri di accoglienza e che hanno da subito facilitato (e rasserenato) i rapporti con la popolazione locale. Al momento in cui la foto è stata scattata (credo autunno 2014 o primavera 2015) ero Assessora provinciale alla salute e alla solidarietà sociale. Augurandovi buon lavoro, con un cordiale saluto dal Trentino,
    Donata Borgonovo Re

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