"L'ho veduta queste mattine nebbiose dalle strade ghiacciate delle colline patinate da un pallido sole, silenziosa nuvola bucata dalla Mole e dai tetti più alti, sulla quale galleggiavano intorno lucide vette alpine"
(Paolo Monelli)

Montagne d’antan in fotografia

Inaugura giovedì 21 maggio al Museomontagna di Torino la mostra Frammenti di un paesaggio smisurato. Montagne in fotografia 1850-1870 che racconta le montagne della terra attraverso gli obiettivi dei fotografi delle origini.

Victor Muzet, Aiguilles du Dru viste da Montenvers, 1860-1861, albumina/carta

Dal 22 maggio in mostra al Museomontagna, Torino e le montagne della terra: 150 scatti dei fotografi primitivi ritraggono montagne d’alta e bassa quota dalle Alpi ai Pirenei, dall’Himalaya al Monte Sinai, fino ai rilievi dell’Algeria. Una raccolta preziosa di immagini alle origini della montagna e della fotografia così come la conosciamo oggi che accompagna il pubblico lungo i confini di un paesaggio smisurato. Si succedono paesaggi e panorami, crepacci, seracchi, vedute di villaggi e cittadine che raccontano la relazione tra paesaggio e fotografia delle origini, tra uomo e ambiente: tra le immagini più familiari la Valle di Susa, la Mer de Glace, l’Eiger e la catena dell’Himalaya ripresi tra gli anni Cinquanta e Settanta dell’Ottocento.

Realizzata dal Museo Nazionale della Montagna di Torino, con la Regione Piemonte e la Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento, con il sostegno del Programma Torino e le Alpi della Compagnia di San Paolo e con la collaborazione della Città di Torino e del Club Alpino Italiano, la mostra, che è stata in esposizione a Palazzo Roccabruna in occasione del Trento Film Festival fino al 10 maggio, torna a Torino dove rimarrà allestita dal 22 maggio al 15 novembre 2015 nelle sale del Monte dei Cappuccini.

Una mostra dal sapore antico, ben curata da Veronica Lisino con il coordinamento del direttore del Museo, Aldo Audisio. La Lisino ci accompagna alla scoperta del rapporto tra Torino e le Alpi visto attraverso gli obiettivi dei fotografi delle origini.

Dott.ssa Lisino, come avete raccolto le fotografie?

L’organizzazione della mostra è stata un lavoro di studio durato più di sei mesi per rintracciare e ordinare un patrimonio unico per contenuto, composizione, formato e qualità. Il Fondo Fotografi delle origini si è costituito nel 2004 con l’acquisizione di una ventina di stampe di grande formato che sono state presentate al pubblico nello stesso anno con la mostra Infinitamente al di là di ogni sogno. Alle origini della fotografia di montagna. Da quell’anno il Museo ha continuato con sistematicità l’impegno nell’acquisizione dei fotografi delle origini presso antiquari, case d’aste e collezionisti, allargando le zone montane rappresentate.

Chi sono i fotografi delle origini?

La maggior parte delle inquadrature sono firmate da fotografi professionisti che lavoravano su commissione, principalmente a scopi documentaristici o commerciali. Ai nomi di Baldus, Marville, Stewart e Vialardi, si sono aggiunti via via fototipi di altro soggetto o autore, come Du Camp, Frith, Maxwell Lyte, McDonald e i più rari Hammerschmidt, Jeanrenaud e Saché. Sono tutti uomini e questo fatto è legato a sostanziali differenze culturali e di genere: intanto, le fotografe donne si dedicavano maggiormente a lavori intimistici, come i ritratti; inoltre, il materiale fotografico che bisognava trasportare in spalle – stiamo parlando di circa dieci kg di attrezzatura, tra macchine e lastre – fa di questo lavoro una prerogativa del sesso “forte”.

Fotografia e montagna: quale relazione?

L’importanza di questa mostra sta anche nei dati tecnici dei fototipi che la compongono, prime tecniche di stampa: ci sono carte salate, carte a sviluppo e albumine da negativi di carta o dai “più comuni” negativi su vetro al collodio secco. La mostra racconta la storia della montagna negli anni della modernità, la sua rappresentazione e conoscenza scientifica, ma se si considerano le fotografie come oggetti complessi, andando oltre i soggetti delle inquadrature, il significato di questo lavoro si amplia alla fotografia come tecnica di registrazione, mezzo di rappresentazione e fenomeno sociale: arte che arricchisce il panorama della montagna e ne restituisce la complessità, attivandone il senso.

Dal Piemonte al confine francese, come vengono rappresentate le montagne di casa?

Tra le figure più suggestive per i torinesi il Panorama di Torino dei primi anni Sessanta dell’Ottocento della Fotografia Subalpina, fondata nel 1862 in città da Domenico Berra e Leone Mecco. L’immagine è stata scattata prima che della costruzione della Mole Antonelliana (1863) e della ridefinizione del Parco del Valentino, che è ancora una grande spianata. A contorno i rilievi delle Alpi che circondano Torino, ritoccati e disegnati a matita blu dall’autore, per evidenti limiti tecnici di ripresa e ancor prima climatici. Nella mostra c’è spazio per le grandi montagne, ma anche per valli e centri minori, con i loro piccoli e grandi avvenimenti. Per restare in Piemonte, è il caso delle Terme di Valdieri, riprese nella loro quotidianità con il Monte Matto sullo sfondo, del Forte di Exilles, fotografato nel 1870 da Giovanni Battista Maggi che ci restituisce una delle poche immagini a disposizione della fortificazione, e del traforo del Frejus tra cantieri, operai e macchine perforatrici al lavoro.

Francis Frith, Inizio della Scinde Valley, 1865-1866, albumina virata all'oro/carta

Grazie al sito mnmt.comperio.it e al lavoro di catalogazione che da anni si svolge all’interno del Museo, le immagini del Fondo, insieme a libri, raccolte iconografiche, film, archivi e a tutto il patrimonio storico sulla montagna custodito dal Club Alpino Italiano, verranno messe in rete per essere disponibili on-line e accessibili a chiunque abbia la necessità di ottenere informazioni sul patrimonio culturale del Sodalizio. Personale specializzato sta lavorando alla schedatura, riordino e inserimento dati sulla piattaforma e anche se il lavoro è all’inizio è già possibile interrogare il database con una semplice ricerca. Iniziando proprio dalle montagne in fotografia immortalate tra gli anni Cinquanta e Settanta dell’Ottocento, prima che la mostra inauguri al Museo giovedì 21 maggio alle 18.30.

Daria Rabbia

Info: Museo Nazionale delle Montagna Piazzale Monte dei Capuccini 7 – 10131 Torino 011/6604140 www.museomontagna.org 

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