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“Madre Terra” in Val Borbera

La val Borbera e la val Scrivia, dal monte Gropà (1446 m.). Federico Bellinvia (flickr)

Il progetto che ha partecipato al Bando per Progetti di Ricerca Applicata Torino e le Alpi mira a rivitalizzare un’area di particolare interesse ambientale, culturale e turistico nella più orientale propaggine dell’Appennino piemontese.

La Val Borbera si sviluppa all’incrocio tra quattro diverse Province – Alessandria, Genova, Piacenza e Pavia – e altrettante Regioni – Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia. Dal punto di vista amministrativo fa parte della provincia di Alessandria anche se le tradizioni e il dialetto tradiscono la sua storica appartenenza alla Repubblica ligure. È qui che, negli ultimi mesi, ha lavorato una delle venti équipe «Torino e le Alpi» vincitrici del Bando di ricerca applicata in campo economico, sociale e sanitario nei territori montani di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, lanciato dalla Compagnia di San Paolo. Al centro del progetto di Filippo Barbera, docente presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, Sara Mela ed Elena Sinibaldi, consulenti in programmazione, progettazione, gestione e assistenza tecnica per lo sviluppo locale, l’intento di contrastare lo spopolamento e attivare nuove dinamiche di sviluppo locale muovendo dalle potenzialità del territorio.

L’iniziativa portata avanti dal gruppo di ricerca ha cercato di individuare e attivare connessioni poco o per nulla sviluppate tra tre fattori locali, cruciali per la rivitalizzazione dell’area: «Innanzitutto il “ritorno alla terra” di giovani contadini e il recupero di prodotti tipici locali – esordisce Barbera –. I nuovi contadini che si sono insediati, espressioni del fenomeno del neo-ruralismo, sono prevalentemente persone con un elevato livello di istruzione, che si sono trasferite dalle città o che hanno continuato l’attività di famiglia. In secondo luogo, la presenza di nuove popolazioni residenti e movimenti turistici legati alla comunità Sahaja Yoga, che, a partire dai primi anni Novanta, ha stabilito la sua sede principale all’interno di Palazzo Doria a Cabella Ligure, facendo del comune un centro di riferimento per i praticanti del movimento. Sono circa settanta i fedeli che si sono trasferiti in maniera stabile nel piccolo comune ligure: qui la comunità fondata da Shri Mataji Nirmala organizza ogni anno eventi culturali, festival musicali e meeting di carattere internazionale, e ha dato un suo contributo nel generare flussi demografici e turistici e a sostegno della micro-economia locale. Terzo fattore determinante è la qualità ambientale e paesaggistica del luogo, che fa della Val Borbera un territorio attrattivo non solo per i turisti, ma anche per eventuali nuovi residenti: questa valle sorge a pochi chilometri da Genova ed è poco distante anche da Milano e Piacenza, caratteristiche che, se associate a buone condizioni infrastrutturali, farebbero di queste montagne un possibile luogo di nuova residenzialità».

Da qui l’idea di creare in Val Borbera il “Distretto della Madre-terra” a partire dai tre asset e dal loro comune riferimento alla “madre-terra”, nella sua triplice accezione agro-silvo-pastorale, spirituale e ambientale-paesaggistica.

barbera

«Nel corso della ricerca – continua Barbera – il nostro team ha adottato una metodologia partecipativa, intraprendendo una serie di attività di animazione culturale per comprendere le dinamiche del contesto territoriale su cui ci stavamo muovendo e per far emergere dal basso le idee per lo sviluppo locale».

Due i canali prioritari individuati: l’agricoltura e il turismo, due risorse che costituiscono le principali potenzialità del territorio. Rispetto al primo ambito, il gruppo ha mirato a rinforzare le filiere esistenti e a recuperare le terre incolte cercando di stimolare associazionismo e collaborazione tra produttori agricoli, vecchi e nuovi. Tra le azioni promosse, l’organizzazione del Mercato contadino itinerante «Alta Val Borbera», che è riuscito a coinvolgere dodici produttori, configurandosi non solo come spazio di acquisto e vendita dei prodotti locali, ma anche come luogo di incontro della comunità locale. Invece, l’ambito turistico è stato affrontato attraverso l’elaborazione di una serie di azioni rivolte alla promozione del “turismo lento” per intercettare i flussi esistenti e attrarne altri. Nella speranza di restituire alla Val Borbera il suo antico ruolo di crogiolo di culture, tradizioni, incontri e innovazione.

Daria Rabbia

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