"Come una stampa antica bavarese / vedo al tramonto il cielo subalpino...
Da Palazzo Madama al Valentino / ardono l'Alpi tra le nubi accese...
E' questa l'ora antica torinese, / è questa l'ora vera di Torino...
"
(Guido Gozzano)

Le montagne del MiTo al TrentoFilmfestival

La storia della milanese Ninì Pietrasanta, moglie del celebre alpinista torinese Gabriele Boccalatte e una delle pochissime donne alpiniste negli anni Trenta, vince la Genziana d’oro per il miglior film di alpinismo al TrentoFilmFestival. Un’eroina dell’alpinismo restituita dalla regia di Gigi Giustiniani. 

Ninì Pietrasanta in un ritratto di Evelina Alciati, madre di Boccalatte

Montanari per scelta ieri oggi e domani. Questo probabilmente è stato uno dei temi che più hanno affascinato i partecipanti alla 63a edizione del TrentoFilmfestival, dove la Genziana d’oro per il miglior film di alpinismo è stata non a caso assegnata a “Ninì” di Gigi Giustiniani: un mediometraggio in cui si racconta la love story di due cittadini innamorati della montagna e che per la montagna hanno vissuto e sofferto, la milanese Ninì Pietrasanta e il torinese Gabriele Boccalatte.

I nuovi montanari di oggi, anzi i Montanari 3.0, titolo del video di Raffaella Rizzi prodotto dall’Associazione Dislivelli, hanno a loro volta suscitato interesse nel corso della rassegna che ha registrato più di 15 mila biglietti venduti alle proiezioni giornaliere.

L’attrazione irresistibile della montagna sui cittadini risale, come si sa, agli inizi della civiltà industriale. Lo testimonia la passione sfrenata per l’alpinismo nelle sue implicazioni politiche e sociali del biellese Quintino Sella (al quale Trento ha dedicato una bella mostra curata da Pietro Crivellaro e Lodovico Sella). E lo testimonia la storia stessa del Cervino che ha occupato la scena a Trento con una lieta serata condotta da Reinhold Messner e Hervé Barmasse: il più nobile scoglio d’Europa di cui si celebra questa estate il centocinquantennale della conquista, ha ricevuto l’assedio di cittadini illustri tra i quali lo stesso Edward Whymper piombato sulle Alpi da una mefitica Londra e, in tempi più recenti, il bergamasco Walter Bonatti, conquistatore solitario della parete nord, e il genovese Alessandro Gogna che ha realizzato una via di salita per molti anni ritenuta irripetibile sul Naso di Zmutt. Mentre sembra che i “montanari” elvetici (con l’eccezione di Michel Piola) non abbiano lasciato firme illustri su queste rocce.

Ma a saldare dal punto di vista culturale la dicotomia montagna e città e a realizzare un corto circuito tra le comunità alpinistiche di Milano e Torino sono stati proprio, con involontaria preveggenza, la Pietrasanta e Boccalatte: Ninì, figlia di un professore della Bocconi, è diventata socia benemerita della sezione meneghina del Cai mentre Gabriele, allievo del Conservatorio torinese, appartiene ormai alla leggenda della “minoranza arrampicante” forgiatasi sulle rive del Po. In un certo senso, con le loro scalate nei gruppi del Bianco e del Rosa, e nei pittoreschi “paracarri” delle Grigne, Ninì e Gabriele hanno dato inconsapevolmente vita a quelle “montagne del Mi-To” che oggi potrebbero essere oggetto di un’interessante operazione di marketing interregionale.

Su queste direttrici si è sviluppato il progetto di “Ninì”, come ha ricordato Roberto De Martin, presidente della rassegna trentina. Una cordata lunga e accidentata come si addice a una grande conquista. Fu alla Società Escursionisti Milanesi che, presente Lorenzo, figlio di Ninì e Gabriele, Lorenzo Serafin presentò, in vista del progetto cinematografico, uno slide show contenente molte immagini dell’archivio Boccalatte realizzato dalla casa di produzione che realizzò “Il tarlo” dedicato all’alpinista roveretano Armando Aste. E fu proprio Andrea Balossi, regista di questo film, a realizzare le prime riprese per “Ninì”. Ma occorre aggiungere che in precedenza lo stesso Lorenzo Boccalatte aveva presentato a un convegno del Club Alpino Accademico Italiano un divertente dvd dove all’idillio tra mamma Ninì e papà Gabriele assisteva, fintamente imbarazzato, il fortissimo Giusto Gervasutti.

Gigi Giustiniani (a destra) riceve le congratulazioni del vicepresidente generale del Cai Paolo Borciani (ph. Serafin/MountCity).

La scelta per la regia cadde poi su Giustiniani di cui erano note le virtù soprattutto nella difficile arte del montaggio. La Lomar sas si mobilitò organizzando anche un’anteprima allo Spazio Oberdan di Milano. Ma Giustiniani volle poi saggiamente seguire la strada che lo ha condotto alla “Genziana d’oro”, al premio “Città di Imola” e ad altri auspicabili successi affidandosi alla casa di produzione valdostana “La Fournaise”.

Così non si può che concordare con il giudizio espresso a Trento dalla giuria. Il film di 65’ fa rivivere, attraverso la rielaborazione di uno straordinario materiale fotografico e diaristico, le scalate e la storia d’amore di Boccalatte e della Pietrasanta. «Questo straordinario recupero di un’epoca dell’alpinismo da tempo conclusa», è spiegato nella motivazione, «presenta un’eroina dell’alpinismo in un periodo in cui quasi non esistevano donne alpiniste».

Va segnalato infine che la giuria internazionale ha premiato con la genziana più ambita (Gran Premio “Città di Trento”) il film “Coming of Age” del regista sudafricano Teboho Edkins: un villaggio sulle montagne innevate del Lesotho in Sud Africa fa da sfondo a questa toccante storia di amicizia tra due coppie di amici. In definitiva, è la montagna vista dai giovani cineasti quella che è salita sul podio del TrentoFilmfestival mentre fuori la città era assediata dai novelli spiderman dediti alla scalata di facciate di palazzi per la quarta edizione di “Block and Wall”.

Roberto Serafin
www.mountcity.it

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